A te che guardi nell’angoscia
ed hai la bocca stanca di domande
A te che piangi
seduta sull’orlo dell’ombra
e
non hai altro che le mani
a dire tutta la tua storia
Fiore che ha visto
uragani
di stragi palesi e clandestine
A te che cammini
tra corpi insepolti
per strade abitate dall’oltraggio
A te sorella
a voi che non conosco
Io porgo ultima la Voce
che s’incurvi nello strazio
come lembo di petali su sassi
e tenga aria di respiro
quando misericordia è consumata
e accese conservi le lanterne
nell’incessante caligine
nel letargo che precede
la rinascita
Jolanda LECCESE