Trotula de’ Ruggiero – L’ARMONIA DELLE DONNE

Trattato medievale di cosmesi con consigli pratici sul trucco e la cura del corpo (Ed. Manni, € 14,00)

pubblicato su Leggere Donna n. 188

Rodolfo Malacorona, un nobile normanno studioso di medicina, giunse a Salerno nel 1059 e “non trovò alcuno che fosse in grado di tenergli testa nella scienza medica tranne una nobildonna assai colta”. Così il racconto riportato dal monaco anglo-normanno Oderico Vitale (1075-1143) nella sua Historia Ecclesiastica che costituisce l’attestazione di un’autorevole presenza femminile, seppure non meglio identificata nell’attività medica salernitana.

Siamo nella Salerno del XI secolo, città già all’epoca definita la “città di Ippocrate”, uno dei centri culturali del mondo allora conosciuto, dove aveva sede la Scuola Medica Salernitana e dove si recavano, e spesso risiedevano i più importanti esponenti della cultura greca, araba e ebraica. Formalizzata e istituzionalizzata nel XIV secolo, fondava i suoi principi sulle teorie di Ippocrate e Galeno e si distingueva per la vasta cultura esperenziale erboristica e farmacologica, arricchita dalla conoscenza dei testi arabi. Una grande scuola dal marcato cosmopolitismo, una delle poche libere dagli influssi della chiesa. Una scuola laica, aperta anche alle donne, passate alla storia come le mulieres salernitanae, depositarie di un sapere abitualmente maschile, che non di rado esercitavano la professione medica.

Il personaggio più noto fu Trotula, vissuta nel XI secolo, che la tradizione indica come appartenente alla nobile famiglia de’ Ruggiero e moglie del medico Giovanni Plateario. Soggetta ad alterne vicende di lettura, dall’entità di donna a quella di uomo, dalla qualifica di maga a quella di Dame Trott, personaggio del folclore inglese, Trotula resta comunque una figura straordinaria che ancora oggi suscita interesse e curiosità.

Decine di edizioni a stampa, dopo la prima di Strasburgo (1544); 130 manoscritti, spesso interpolati, modificati, sono stati oggetto di studio e di polemiche nell’ambito di un dibattito scientifico molto acceso che ha visto la partecipazione di un’agguerrita schiera di studiose (da Monica Helen Green a Laura Mancinelli), pronte a replicare agli attacchi portati contro un personaggio divenuto ormai quasi un emblema della categoria donna-medico.

Nella vulgata, che la tradizione ha fatto prevalere, due sono le opere attribuite a Trotula: De passionibus mulierum ante, in et post partum, conosciuta come Trotula maior e il De ornatu mulierum conosciuta come Trotula minor.

L’occasione di parlare di questa donna ci viene offerta dalla casa editrice Manni che ha riproposto, con il titolo l’Armonia delle donne, il trattato De ornatu, il primo manuale di cosmesi del mondo occidentale. Sì perché Trotula, oltre ad avere conoscenze in materie ginecologica e ostetricia (gestazione, parto, infertilità, metodi per evitare gravidanze indesiderate, cura dei neonati, che rivelano l’esperienza di una donna fornita di una cultura medica ben superiore a quella che poteva avere una levatrice o una balia), si occupò anche della bellezza femminile. Sono tante, in questo trattato le ricette relative alla cura del corpo e alla cosmesi: come avere un corpo liscio e profumato, come eliminare le rughe, togliere il gonfiore dal volto, tingere e fortificare i capelli, truccarsi, riacquistare la verginità. Su come eliminare l’alito cattivo, alle donne salernitane si affiancano, con pari autorevolezza di consigli, le donne saracene; è questo un indice di come la Scuola Salernitana sia aperta e disponibile ad accogliere qualsiasi esperienza innovativa.

Quello che sorprende – scrive Eva Cantarella – è la complicità totale di Trotula con le donne che ricorrevano a lei in cerca di aiuto. Trotula, infatti, non vuole solo insegnare alle donne come curarsi, ma invogliarle a riappropriarsi di sé, delle potenzialità del proprio corpo, perché non esistono donne brutte, la bruttezza è assenza di cura, rinuncia, sottomissione.

E se nelle pratiche di cura, da lei suggerite, fanno sorridere il supplizio di doversi sedere su pietre e tegole bollenti per ottenere una buona depilazione, e ancora l’uso del sangue di drago, di lucertole messe a cuocere nell’olio (da sempre stereotipo del mondo delle streghe), stupisce, al contrario, la competenza straordinaria delle piante officinali (aloe, zenzero, tasso barbasso, agrimonia, brionia, malva, cumino, ginestra dei carbonari, l’elenco del mondo vegetale sarebbe sterminato) da lei impiegate al servizio di una “medicina naturale”, sempre più diffusa nella farmacopea moderna. L’eredità delle esperienze e delle intuizioni di Trotula e della Scuola, oggi, mutatis mutandis, è giunta fino a noi.

Jolanda Leccese